
Fermati un attimo a pensare. Come hai speso il tuo ultimo stipendio?
Nella realtà in cui viviamo spendiamo i nostri soldi sempre più per acquisti d’impulso e sempre più sul web. Compriamo cose di cui sentiamo un bisogno che non riusciamo mai a soddisfare ed ogni giorno c’è qualcosa che ci sembra indispensabile avere.
Siamo nell’era del “tutto gratis” su gran parte dei servizi che utilizziamo tutti i giorni sui nostri smartphone, social network, caselle email,chat, conto bancario e tanti altri servizi “sig-in for free”.
Perchè una banca mi da i suoi servizi gratis? Perchè posso avere spazio di archiviazione gratis nel cloud e soprattutto perchè tutti questi servizi fino a qualche anno fa era impensabile che qualcuno me li regalasse?
La risposta è semplice, li paghiamo.
Non con i soldi, ovviamente, ma con la materia prima più preziosa che esiste, i dati.
I dati sono il petrolio dei giorni nostri, siamo passati dagli 80 dollari al barile ai milioni di dollari al terabyte.
Il caso emblematico è quello di Facebook. Vi ricordate quando Facebook fece capolino tra le piattaforme di chat e social network?
Gli iscritti aumentavano di anno in anno e anche le funzionalità offerte aumentavano di pari passo con investimenti che all’epoca non riuscivo a spiegarmi. Addirittura ad un certo punto si parlava di imminente fallimento della piattaforma perchè non riusciva a monetizzare e tutti si aspettavano che di li a poco sarebbe diventato a pagamento.
Come sappiamo, nulla di tutto ciò è successo. Gli iscritti a Facebook hanno superato i 2 miliardi nel 2018 e solo l’anno scorso il fatturato si attestava a più di 40 miliardi con un utile netto di 20 miliardi.
Facebook è riuscito a monetizzare e non poco utilizzando i nostri dati per finalità di marketing e non solo. Ormai navigando su internet sembra sempre più di muoversi tra i nostri pensieri e desideri. Vediamo solo cose interessanti e solo oggetti che ci sembrano mancare tra quelli che già abbiamo in casa.
Apple e Google non sono da meno.
Sanno dove abitiamo e dove lavoriamo perchè tracciano i nostri spostamenti. Sanno se abbiamo una macchina e sanno il tragitto che facciamo più spesso. Perchè? Perche i servizi di navigazione sono “Gratis”.
Ricordo quando ho comprato il mio primo navigatore non connesso, ho speso centinaia di euro per il device e spesso per aggiornare le mappe dovevi pagare profumatamente. Adesso come per incanto tutto gratis, tutto connesso e con lo stato del traffico in tempo reale.
Il futuro?
In futuro non pagheremo nemmeno la connessione ad internet e pian piano i servizi che adesso sono a pagamento costeranno sempre meno perchè l’interesse si è spostato dal monetizzare subito al raccogliere dati per monetizzare in seguito.
Usciranno i primi smartphone gratis dove però tra le mille spunte sull’accettazione delle condizioni di privacy venderemo tutto quello che pensiamo e facciamo. Accetteremo di vedere su questi device spot e pubblicità mirate che ci porteranno a comprare cose che non avremmo mai comprato se non avessimo ricevuto in regalo quello smartphone.
I soldi serviranno solo per comprare il cibo e per l’essenziale, o meglio, quello che ci faranno pensare che sia essenziale.
Se volete approfondire c’è un’interessante documentario su Netflix (Zero privacy) che affronta nel dettaglio come le grandi aziende citate in questo articolo e non solo, cercano di avere la completa disponibilità dei nostri dati.
Chiudo con una citazione di Henry David Thoreau che sintetizza tutto perfettamente:
Il prezzo di qualcosa è la quantità di vita che dai in cambio per averla.