Novecentomila tonnellate di rifiuti smaltiti in modo illegale e 38 decreti di fermo. Questi alcuni dei numeri relativi all’operazione Chernobyl, andata in scena nell’estate del 2007 (anche se i fatti contestati risalgono al 2006) e riguardante il traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi che, invece di finire in discarica, venivano disseminati, tra gli altri, in campi coltivati nell’area a sud di Salerno. L’operazione fu denominata “Chernobyl” in quanto dalle oltre centomila intercettazioni telefoniche, si apprese di fusti pericolosi provenienti dall’Ucraina. L’inchiesta portò all’arresto di 38 persone tra le province di Salerno, Napoli e Caserta. Le indagini, partite dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, videro quali indagati, tra gli altri, due agricoltori del Vallo di Diano, segnatamente di Teggiano, accusati di aver accettato di nascondere i fanghi di depurazione nei propri terreni. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti finì, in particolar modo, il compost, sostanza creata dall’uomo riproducendo in modo controllato e accelerato i processi che in natura assicurano le sostanze nutritive al ciclo della vita. Tale essenza rende più ricca e nutritiva la terra dove crescono le piante.
I rifiuti che è possibile trasformare in compost sono quelli organici e biodegradabili, cioè quelli che possono essere decomposti e trasformati in altre sostanze da alcuni batteri. Con il compostaggio, quindi, si imitano i processi naturali di degradazione della materia organica, trasformando i rifiuti in compost. Nel falso “compost di qualità”, relativo ad alcune aree interessate dall’operazione Chernobyl, invece, i Carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente appurarono tracce di cromo esavalente sostanza altamente cancerogena che finiva mischiata al terreno agricolo. Un attentato alla salute pubblica, quindi, consumato per oltre due anni da affaristi e contadini compiacenti, prima in provincia di Caserta (zona ad alto inquinamento ambientale e dove l’impatto tumorale non avrebbe eguali in Europa) e poi nel resto della regione. Tra i destinatari dei decreti di fermo, anche autotrasportatori, imprenditori ed agricoltori che accettavano di sotterrare le scorie velenose in cambio di poche centinaia di euro. Da 15 anni, ormai, la Campania sembra rappresentare il crocevia dello smaltimento dei rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia, affare che garantisce enormi guadagni alle organizzazioni criminali, nonché ad amministratori e tecnici complici e compiacenti.
La mafia e la camorra, infatti, sembrano aver tutto da guadagnare con i rifiuti e, se sono certamente in grado di garantire gli sversamenti illeciti, con costi evidentemente concorrenziali rispetto alle procedure legali (in particolare per rifiuti speciali e pericolosi), esse hanno anche acquisito professionalità e disponibilità di mezzi. A riguardo, il termine ecomafia, coniato da Legambiente, intende appunto prendere in esame quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business. Secondo recenti stime, in Campania ogni 100 Km² vengono commessi 36 reati. Napoli è al primo posto e Salerno subito a seguire. Le modalità tipiche delle ecomafie campane sono varie: in caso di materiali solidi, quali metalli, o scarti dell”industria della ceramica, i camion carichi di rifiuti e materiali per l’edilizia giungono, nel corso della notte, in corrispondenza di buche, spesso ex cave di sabbia; le buche vengono riempite di rifiuti e poi immediatamente coperte. Quando non è possibile coprirle, il materiale sversato viene dato alle fiamme. Nel caso, invece, si tratti di sostanze come fanghi di depurazione o rifiuti industriali liquidi, questi vengono versati direttamente nel terreno. Le diverse analisi chimiche inerenti a diversi terreni hanno evidenziato alte concentrazioni di diossina, mercurio, arsenico ed amianto. Migliaia di persone sono, quindi, esposte inconsapevolmente per anni a sostanze tossiche. L’interramento dei rifiuti speciali provoca, infatti, l’avvelenamento della falda acquifera sottostante, dei pozzi adibiti per la ricezione delle acque destinate ad uso irriguo-agricolo, e delle coltivazioni. Anche la varietà delle tipologie di rifiuti trafficati è impressionante: si va dalle “classiche” alle più impensabili. Tra i primi rientrano le ceneri degli inceneritori, le polveri di abbattimento fumi degli impianti siderurgici, i fanghi di depurazione e le terre di bonifica. Tra i secondi, invece, il “car-fluff’ derivante dalla rottamazione dei veicoli fuori uso, le traversine ferroviarie e le sabbie provenienti dagli impianti di depurazione.
Al fine di avere un riscontro pratico sugli effetti maggiormente tangibili causati da tutto ciò, basterebbe considerare come la relazione esistente fra un determinato individuo ed i vari fattori ambientali possa determinarne l’eventuale stato di benessere, come dimostrato dal costante aumento delle sintomatologie allergiche. Alla luce di tutto ciò ed a distanza di quasi tre anni e mezzo cosa resta dell’operazione Chernobyl!? Servirebbe a poco entrare nell’ambito giudiziario della questione. Fatto sta che negli ultimi anni gli interessi del clan dei casalesi sembrerebbero essersi spostati anche nell’area meridionale salernitana, Vallo di Diano compreso. Tale gruppo ha gradualmente ottenuto sistematici vantaggi dalla gestione dell’emergenza rifiuti grazie evidentemente anche a connivenze delle istituzioni politiche e burocratiche. Per quanto concerne il verde ed apparentemente illibato comprensorio valdianese, le zone industriali di Atena Lucana e Polla in particolare sarebbero state utilizzate quali aree di investimento e smaltimento illecito di rifiuti, senza contare i tanti appezzamenti messi a disposizione da proprietari concilianti ed allettati dagli agevoli quanto a volte ingenti guadagni. Si è detto e scritto che sarebbero i numerosi caseifici presenti in zona i principali inquinatori delle falde acquifere; ciò non è assolutamente destituito di fondamento, ma l’ormai cronico non usufrutto dei tanti campi una volta coltivati non rischia di far altro che svalutare e far divenire sterile la stessa proprietà terriera, rendendola appetibile agli occhi “inquinati” di intrallazzatori con ben poco senso etico ed ancora meno scrupoli. Sarebbe perciò consigliabile alzare il livello di guardia se non si vuol correre il rischio di ritrovarsi circondati da vere e proprie discariche di verde vestite.
ma che sei pazzo? nominare casalesi nel vallo?? qui non c’è la camorra. qui non siamo a napoli o a caserta. la gente del vallo è brava gente (con il prosciutto sugl’occhi) e non vuole essere accostata a tale plebalia. andiamocene in basilicata per far capire che noi siamo migliori di loro!! tzè! se solo la gente da noi aprisse un pò gli occhi, vedrebbero una realtà ben diversa da quella che pensano loro. da noi è il silenzio che uccide, non il pizzo o la droga, ma il silenzio.
Riposto il commento senza errori grammaticali: Ma che sei pazzo a nominare i casalesi nel Vallo?? Qui non c’è la camorra; qui non siamo a Napoli o a Caserta. la gente del vallo è brava gente (con il prosciutto sugl’occhi) e non vuole essere accostata a tale plebalia ecco perchè bisogna andarsene in basilicata per far capire che noi siamo migliori di loro!! Tzè! Se solo la gente da noi aprisse un pò gli occhi, vedrebbe una realtà ben diversa. Da noi è il silenzio che uccide, non il pizzo o la droga, ma il silenzio.
P.S.: scusate per il primo commento che sembrava scritto da una capra.
non ci sono solo terreni del vallo di diano io abito a montecorvino rovella e anche qui è stato arrestato un ragazzo di 26 anni pellegrino cerino che sversava fanghi tossici e fa parte sempre del filone operazione Chernobyl quindi prego i giornalisti di informarsi prima di scrivere visto che a montecorvino rovellla sta uno dei terreni dove sono stati sversati i fanghi
Caro bloggatore si legga realmente le carte di un indagine che non doveva proprio essere fatta vista che la prima richiesta di rinvio a giudizio non è mai avvenuta come ha accertato il GUP Dott:. Chiaromonte per mancanza di prove fornite dalla Procura ma sopratutto dagli investigatori. Non si pone il dubbio come rifiuti liquidi provenienti dalle sentine delle navi possono essere trasportati con camion cassonati fin nel cilento? Seppur doveva nascere questa inchiesta perchè non si è provveduto fin da tempi non sospetti ad arrestare e fermare i produttori dei rifiuti e non semplici autotrasportatori produttori identificati nei gestori dei quattro impianti di depurazione pubblici coinvolti vedi Mercato San Severino gestito dal Gen: Jucci oppure si è voluti colpire i piccoli per non arrestare i grandi nomi per non arrivare al terremoto politico giudiziario visto anche i processi in corso e le dichiarazioni di Catenacci in merito. Allora secondo il mio modesto parere le si dovrebbe chiedere come mai sistematicamente da sedici anni non finisce questa onerosa emergenza rifiuti e i soliti polituncoli di turno che cavalcano la tigr? Come lei ben conosce credo ci sono tante alternative allo smaltimeto dei rifiuti in discarica (impianti di compostaggio e selezione) impianti che vengono regolarmente contestati dai cittadini autorità e media .Assumendomi tutte le responsabilità di ciò che ho detto abbia la bontà se vuol conoscere realmente l’operazione chernobyl e risolvere finalmente l’emergenza rifiuti in campania mi contatti anche al 392 5275427 a presto.