Nell’antichità greca ed ebraica, il supremo organo collegiale che deliberava in materia politica, giudiziaria e religiosa, su questioni di carattere civile e giudiziario, era il sinedrio (“sanedrin”, o “sanhedrin”, o “synedrin” in ebraico). Questo speciale senato politico e religioso aveva il controllo del tempio e del suo tesoro, assieme al monopolio dei banchi cambiavalute e quello della vendita degli animali destinati al sacrificio nel tempio. Se si raffronta all’occidente tale istituto medio orientale in cui si decidevano gli affari di religione e di Stato si ha l’esatta traduzione dell’occulto fascismo di oggi in cui lo Stato, permettendo il monopolio ai banchieri (dei banchi cambiavalute), svende ai fasci, cioè alle corporazioni – fatte di persone giuridiche di “carta” – ogni proprietà nazionale, cioè di appartenenza ai nativi della nazione.
Ormai disabituati a pensare, siamo in genere abituati a “credere”, ma se si ragiona si scoprono cose inaudite e ci si accorge sempre più di nuove possibili svolte copernicane che riguardano l’emancipazione e l’evoluzione dei singoli.
Nel 1981 Massimo Rastrelli, un gesuita della Consulta Nazionale antiusura, mi accennò ad un avverbio del vangelo di Marco, che mi fece riflettere molto sul senso del tradire, del tradurre e della tradizione biblico neotestamentaria. Esattamente come accade oggi a chi porta i soldi nei “banchi dei cambiavalute” credendo di risparmiare e invece poi scopre che le banche emittenti li fanno sparire mediante inflazione e/o investendoli in armamenti per controllare meglio (transazionalmente) le nazioni del mondo, gli uomini – ovviamente nella misura della propria dignità – si comportano come Giuda, mettendo i soldi nel materasso, e rigettandone ogni possibile frutto.
Infatti Giuda, vedendo che il sinedrio non mantenne l’accordo di garantire l’incolumità di Gesù, riportò al sinedrio i frutti (i trenta denari) di tale accordo (Matteo 27,3).
Oggi è risaputo che Giuda fu cinico, in quanto avrebbe tradito il suo maestro con un bacio, ma tale cinismo non ha ragione di essere, grazie ad un avverbio. Si tratta di “caute”, che significa in latino “cautamente”, e che traduce il testo originale greco “asfalôs”: (Marco 14, 44): “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta” (Bibbia C.E.I.). Ma “caute” non significa “sotto buona scorta”. La parola “asfalôs” ha a che fare con una serie di significati che vanno dal “non sdrucciolare” fino all'”incolumità” ed alla “assicurazione” di qualcosa o di qualcuno. Le varie traduzioni dal greco rientrando nella ricca gamma di tali significati (“sicuramente”: Diodati, “sicuramente”: Luzzi, “sûrement”: Darby, “sicher”: Lutero, “con seguridad”: RV spagnolo, “under guard”: Revised Standard Version, ecc.) ma non rendono il senso dell’espressione latina “caute”. Si trattava infatti di patteggiare col sinedrio la consegna di qualcuno al fine di trattarlo cautamente (“caute”), cioè di non ucciderlo, dato che secondo Marco il complotto per ucciderlo era risaputo: “i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo” (Marco 14,1ss).
Domanda: la buona novella (la parola “vangelo” significa etimologicamente “buona nuova”, “novità benefica”) di Giuda è quella di un uomo malvagio e cinico, salvo poi specificare paradossalmente che sui dodici fondamenti della Gerusalemme messianica stanno i dodici nomi degli apostoli senza specificare la sostituzione del suo nome con quello di Mattia, “incluso tra gli undici apostoli” (Atti 1,26)? Il libro dell’Apocalisse dimentica tale cinismo? Io sono convinto che non si tratti di cinismo e che il bacio di Giuda sia stato il nuovo modo di salutarsi basato sull’amore, adottato da Gesù. Infatti, anche ammettendo la vigliaccheria e l’indegnità o il cinismo che si attribuisce a Giuda, perché mai Giuda avrebbe dovuto raccomandare al sinedrio di trattarlo “caute”, cioè con cautela? Se non si risponde a questa domanda si ammette tacitamente che possa esistere in una medesima persona la volontà di tradire qualcuno facendogli del male, e allo stesso tempo di trattarlo bene. “Caute” significa “cautamente”, “con prudenza”, “con cautela” e con tale avverbio si indica un “procedere in modo da proteggere qualcuno, qualcosa o se stessi” (cfr. O. Pianigiani, “Vocabolario etimologico”, Ed. Melita). Dunque, come può essere ritenuto logico che un traditore abbia cura e attenzioni per colui che ha deciso di tradire?
La risposta è molto semplice: Giuda ama Gesù come gli altri apostoli; lo consegna al sinedrio solo per salvarlo: questo è il suo sbaglio o tradimento: pretendere di salvare il salvatore, tant’è vero che quando il sinedrio lo consegna poi a Pilato, Giuda va ad impiccarsi.
Dunque, prima di tradire il logos, è Giuda ad essere tradito… dal sinedrio. Così stanno le cose – credo – non solo per me o per Rastrelli, ma anche per gli evangelisti.
Invece cosa fa la filosofia del mentecattocomunismo odierno? Reputando filosofi coloro che hanno in abominio la filosofia (Marx, “Miseria della filosofia”) consegna l’io, unico maestro- considerandolo sovrastruttura della materia – nelle mani del diritto canonico (preti, sacerdoti, sinedrio, moralisti acefali del rigore, ecc.) o in quelle del diritto romano (Pilato, il civis romanus, statuti, incartamenti, burocrazie, persone giuridiche, corporativismo di “fasci” o “corporazioni”).
In altre parole io consegno il logos, cioè il Cristo, involucro del mio io al sinedrio, vale a dire allo Stato, ogni volta che scendo a patti col sinedrio, cioè con lo Stato, o coi suoi partiti. E così come il vero sbaglio (o peccato) di Giuda nei confronti di Gesù fu la sua presunzione di salvare il salvatore, allo stesso modo ogni essere umano sbaglia ogni volta che si mette nelle mani del sinedrio cioè del fascismo di Stato: pretendiamo di salvare il salvatore, delegando il nostro io al mero formalismo logico del moralismo bacchettone e mafioso del “sinedrio”, i cui business iniziano con l’invenzione della cartamoneta al tempo del deserto del Sinai. L’equivoco si manterrà poi fino all’emissione dell'”oro-carta” nel 1694, anno di fondazione della banca d’Inghilterra, il cui fondatore William Paterson, candidamente dichiarava: “Il banco trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla”. E nel 1773, tale stile truffaldino già si era trasformato in cinismo, tanto che A. M. Rothschild, fondatore tedesco dell’impero finanziario della famiglia del XVIII secolo dichiarava: “La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma di dirigere le conferenze di pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere”. Non mi sembra il caso di fare commenti, dato che di fronte a queste parole il cinismo di Giuda veramente si dissolve come contorsione dell’antilogica.
cronaca di una ideologia. che a quanto pare sta bene ai più.
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Purtroppo è così. Ho ripubblicato qui http://0z.fr/V76US lo scritto con la Sua giusta osservazione. Grazie.