di Maurizio Trezza.
L’era del petrolio sta finendo! Proprio così. Secondo gli analisti del settore energetico le riserve petrolifere ancora sfruttabili, nella migliore delle ipotesi, possono garantire non più di 30/40 anni di disponibilità energetica. Inoltre il prezzo del petrolio sul mercato globale, tralasciando gli aumenti speculativi, continua a salire in modo consistente ed inarrestabile e l’incessante aumento delle emissioni di anidride carbonica che proviene da combustibili fossili bruciati sta elevando la temperatura della Terra e sta provocando un cambiamento senza precedenti nel clima globale. Insomma l’elemento fondamentale, quello che ha garantito i presupposti della Seconda Rivoluzione Industriale, si sta esaurendo. Che fare?
I governi dei paesi occidentali, ma anche di quelli in via di sviluppo, non potranno, nei prossimi anni, ignorare la necessità di uno sviluppo energetico sostenibile e un ulteriore ritardo nell’affrontare tali questioni sarebbe inconcepibile. L’unico sistema che garantirebbe la sostenibilità ambientale e che viene generalmente riconosciuto dalla comunità economico-scientifica come tale è quello delle energie rinnovabili. Già la Comunità Europea ha intrapreso da qualche anno la strada dello sviluppo a impatto zero, in questa direzione vanno tutte le direttive europee in materia energetica, ne sono un esempio la disposizione che obbliga i Paesi Membri a ridurre le emissioni inquinanti del 20% entro il 2020 e parallelamente impone che, entro la stessa data, il 20% dell’energia debba essere generata da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda invece gli accordi extra-europei è di rilevante importanza, per la sua determinazione e per l’ampio consenso che ha raccolto, quello entrato in vigore nel febbraio 2005, il Protocollo di Kyoto, che prevede l’obbligo per i paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti in misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 (considerato come anno base) nel periodo che va dal 2008 al 2012.
Ma, come sostiene Jeremy Rifkin (Presidente della Foundation on Economic Trends (FOET) di Washington e Professore alla Wharton School’s Executive Education Program dell’Università della Pensilvenia): “[…]maggiore efficienza e riduzioni obbligatorie globali dei gas a effetto serra non sono sufficienti, da sole, ad avviare a soluzione la crisi senza precedenti dovuta al riscaldamento globale e al picco mondiale di produzione di olio e gas”. E’ in questa prospettiva che si inserisce il radicale rinnovamento di tutte le fonti energetiche e il cambiamento di rotta che lo stesso Rifkin da diverso tempo sostiene. I presupposti ci sono tutti. Le più grandi rivoluzioni energetiche del passato si sono sempre verificate quando nuovi regimi energetici hanno potuto convergere con nuovi regimi di comunicazione. Mi spiego meglio.
Quando la produzione delle prime società agricole cominciò a crescere esse avevano bisogno di gestire la complessità delle coltivazioni immagazzinando e distribuendo le semenze, per fare ciò ebbero bisogno della scrittura. Il surplus di semi immagazzinati permise la crescita della popolazione e l’alimentazione degli schiavi, che a loro volta fornirono la “manodopera” per lo sviluppo dell’economia. La convergenza fra la comunicazione scritta e l’accumulazione dell’energia sotto forma di semi eccedenti permise la rivoluzione agricola, la nascita del commercio e della civiltà. All’inizio dell’era moderna la confluenza tra l’invenzione della tecnologia del vapore derivante dal carbone e la stampa diede inizio alla Prima Rivoluzione Industriale. Sarebbe stato impossibile regolare e gestire il rapidissimo aumento del dinamismo, della ricchezza e dello sviluppo delle attività economiche, rese possibili dai motori a vapore, senza le nuove tecniche di stampa. Verso la fine del secolo XIX e durante tutto il secolo successivo, le forme di comunicazione dovute all’avvento dell’elettricità (telegrafo, telefono, radio, televisione, calcolatrice, etc) hanno coinciso con l’introduzione del petrolio e del motore a scoppio, e sono diventate i meccanismi di gestione e controllo delle comunicazioni per organizzare e sviluppare la Seconda Rivoluzione Industriale.
Dunque, alla luce di ciò, possiamo dire che “la Storia ci sta indicando la strada”. Dagli anni Novanta, infatti, il regime delle comunicazioni è stato travolto dal nuovo fenomeno di Internet, senza dubbio una rivoluzione che non ha precedenti nel concetto di Comunicazione e, più o meno dallo stesso periodo, si è cominciata ad avvertire, nell’ambito energetico, l’esigenza di nuove forme di produzione, accumulazione e distribuzione dell’energia stessa. Nonostante la ristretta lungimiranza di alcuni governi che credono di trovare la soluzione al problema energetico puntando ancora sull’energia nucleare (si veda: ENERGIA NUCLEARE, il passato che avanza.) è chiaro che il futuro dell’energia sarà segnato da questo tipo di risorse, chi comprende per primo l’utilità dei nuovi sistemi energetici riuscirà a sfruttarli meglio. Come sempre, siamo già in ritardo.
La Storia è maestra di vita, ascoltiamola.