di Maurizio Trezza.
Mentre i grandi della Terra riuniti a L’Aquila discutono di innovazione energetica, di green economy e di come combattere l’incessante aumento dell’inquinamento, oggi 9 luglio 2009, il Parlamento Italiano approva il ddl sullo Sviluppo e sull’ Energia che contiene le norme per il riavvio del nucleare e detta i tempi per individuare i siti in cui ubicare gli impianti.
Le centrali nucleari in Italia erano state bandite dal 1990, dopo che il referendum del 1987, tenutosi ad un anno dal disastro di Chernobyl , aveva affermato la contrarietà degli Italiani alla presenza di centrali sul proprio territorio. I tre quesiti non chiedevano esplicitamente l’abolizione o la chiusura delle centrali ma la percentuale dei SI fu talmente alta (circa l’80%) che il Governo fu costretto a rivedere la propria strategia energetica arrivando alla chiusura delle tre centrali ancora in funzione in quel periodo, quella di Latina, quella di Trino (VC) e quella di Caorso (PC).
Dopo quasi venti anni, quindi, dalla chiusura dell’ultima centrale presente in Italia, il Governo decide che per il “bene del Paese” bisogna fare un passo indietro, contro la tendenza che vede gli altri Paesi smantellare le proprie centrali a favore delle energie rinnovabili, delle nuove tecnologie energetiche e delle forme di energia alternativa.
Così commenta da Caserta il viceministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso: “Oggi è un giorno storico, il Senato sta approvando il ddl sullo Sviluppo, del ministro Scajola che prevede, tra l’altro, lo sviluppo del nucleare civile. Finalmente abbiamo un’ agenda chiara, all’avanguardia. Era necessario semplificare le procedure, renderle chiare. Solo cosi’ si rende piu’ competitivo il sistema Paese”. (AGI)
Queste le dichiarazioni di Della Seta, capogruppo del PD nella Commissione ambiente, dopo l’approvazione del ddl: ”Il ministro Scajola ormai da mesi va ripetendo che i Comuni italiani fanno a gara per ospitare una centrale nucleare. Peccato che ogni volta che esce il nome di qualche Comune, territorio o Regione dove potrebbero sorgere nuovi impianti, lo stesso Scajola si affretti a rassicurare le opinioni pubbliche locali che li’ da loro non si fara’ il nucleare’. Cosi’ e’ successo in Sardegna, cosi’ in Puglia, cosi’ in Piemonte. Questo improbabile e un po’ ridicolo gioco delle 3 carte – conclude Della Seta – non fa che dimostrare una volta di piu’ che il nucleare di Berlusconi e Scajola tutto e’ tranne che una cosa seria”.(ANSA).
Le dichiarazioni della portavoce nazionale dei Verdi Grazia Francescato: ”Con il nucleare non solo non si affronta il problema della sicurezza energetica ma si rischia di far crescere esponenzialmente le bollette dei cittadini. Ogni impianto costera’ almeno 4 miliardi di euro che, di sicuro, ricadranno sulle spalle della collettivita’ . Per le stime delle organizzazioni internazionali, l’uranio, il cui costo e’ cresciuto dal 2000 ad oggi da 7 a 120 dollari, durera’ solo per pochi decenni e come tutti sanno non si trova di certo in Italia. Senza considerare gli enormi problemi ambientali per lo smaltimento delle scorie radioattive (ancora nessun paese ha trovato una soluzione) e il rischio di intaccare le riserve idriche: in Francia il 40% dell’acqua potabile viene impiegata per raffreddare le centrali atomiche. Scegliere oggi il nucleare – ha concluso la Francescato – vuol dire far regredire il nostro Paese tagliandolo fuori dall’innovazione tecnologica e dalla ricerca sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica che sono i settori su cui i paesi piu’ avanzati stanno investendo con forza e che saranno i veri settori energetici nell’economia mondiale”.(ANSA)
Valutando che il tempo medio per la costruzione di una centrale nucleare è stimato intorno a 10 anni, che la prima pietra, come ha dichiarato il Ministro Scajola, verrà posata all’incirca alla fine della legislatura e che i tempi in Italia si allungano inesorabilmente, possiamo sperare che, come è accaduto per altre opere, il percorso sia lento e incompiuto, paradossalmente.
Ringrazio Carlo per il “supporto tecnico”.
credo di sì, il percorso sarà lento e incompiuto, ma nel frattempo si papperanno un bel po’ di quattrini.
e per quanto riguarda il fatto che nessuno le vuole le centrali, non sarà un ostacolo. Con i nuovi decreti legge, questi tipi di cantieri sono coperti dal segreto di stato e vengono presidiati dai militari.
Purtroppo è così. Augurarsi il fallimento di un progetto del proprio Paese (quindi spreco di denaro pubblico) non è mai una buona cosa, ma, se il Presidente Napolitano firma, è l’unica cosa che ci resta da fare.
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