di Maurizio Trezza.
“Clean Water for a Healthy World” è lo slogan scelto dalle Nazioni Unite per la diciottesima Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra proprio oggi, 22 marzo. Il World Water Day (1) fu istituito dall’O.N.U. nell’ambito della Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Inserita tra le direttive dell’Agenda 21 la risoluzione (2) invitava gli Stati membri ad osservare gli appelli espressi dall’Assemblea Generale e a promuovere, nell’ambito di questo appuntamento annuale, ogni tipo di iniziativa concreta attraverso la diffusione di dimostrazioni e la programmazione di conferenze, seminari e ogni tipo di attività che avesse lo scopo di rendere più sensibile l’opinione pubblica su un tema fondamentale per il futuro del Pianeta.
Per comprendere del tutto l’importanza che questo elemento primario ha per l’uomo bisogna sapere che nei Paesi Occidentali il consumo di acqua è stimato tra i 200 e i 250 litri al giorno pro-capite, non è un errore, avete letto bene, non vi sembrerà una stima sproporzionata se pensate ad esempio che:
• per produrre 1 litro di benzina sono necessari 40 litri d’acqua;
• per produrre 1 Kg di pomodori sono necessari 80 litri d’acqua,
• per produrre 1 kg di patate sono necessari 106 litri d’acqua;
• per produrre 1 kg di grano sono necessari 1.500 litri d’acqua;
• per produrre 1 lattina di Coca Cola sono necessari 3 litri d’acqua.
Quando si parla di risorse idriche bisogna distinguere le realtà globali da quelle locali, entrambi cariche di significato e di questioni da risolvere. Nel Mondo sono quasi 4 miliardi le persone a rischio per insufficienza di acqua, sono 2,6 miliardi le persone che non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base. “Acqua 2010”, il dossier presentato lo scorso 19 marzo dal Cipsi (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale), sottolinea: “1,6 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile, , 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate all’acqua e 1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno per malattie connesse alla mancanza d’acqua potabile, pari a 4.900 bambini al giorno (in 8 mesi tutti i bambini d’Italia), un bambino nato in un paese industrializzato consuma acqua da 30 a 50 volte più di un bambino di un paese povero”. Spiega il Presidente del Cipsi Guido Barbera: ”L’acqua è così importante per il futuro dell’umanità da dover essere salvaguardata e resa accessibile nel mondo secondo criteri etici piuttosto che economici. L’imperativo categorico dei governi, delle imprese e dei cittadini deve essere quello di mantenere sostenibile l’uso del bene comune più prezioso del pianeta. Mentre oggi nel mondo il 12% della popolazione usa e spreca l’85% delle risorse idriche, l’accesso partecipato all’acqua è essenziale per il rafforzamento della solidarietà tra i popoli, le comunità, i paesi”.
Per quanto riguarda l’Italia sono due i fattori che destano maggiori preoccupazioni: da un lato l’elevato numero di sprechi e di consumi che contraddistingue il nostro Paese, dall’altro il processo di privatizzazione dei servizi idrici che è stato avviato dal Governo. L’Italia detiene il primato europeo nella quantità di acqua utilizzata, è tra i primi al mondo dopo Giappone, Canada, USA e Australia, inoltre, secondo il Censimento delle risorse idriche a uso civile svolto dall’Istat, il consumo continua ad incrementarsi (+1,7 % rispetto al 2005 e +2,6 % rispetto al 2006). Come se non bastasse l’Italia risulta tra i maggiori Paesi al mondo nella disonorevole classifica degli sprechi, il rubinetto degli italiani perde tra il 27 e il 30 % dell’acqua immessa nelle condutture, ognuno di noi consuma in media 237 litri al giorno e ne disperde 104. Uno studio commissionato dall’Assoknowledge di Confindustria ha cercato di stimare tali sprechi in termini economici rilevando un elemento di forte criticità del nostro sistema idrico: 1,2 miliardi di danni per la mancata ottimizzazione dei costi gestionali, gli sprechi dovuti a perdite di rete sono circa 1,4 miliardi di metri cubi di acqua e producono un danno economico pari a circa 1,6 miliardi di euro, i mancati investimenti sono circa 167 euro per utenza considerando un fabbisogno di 55 miliardi in 10 anni (come stimato dal Ministero dello Sviluppo Economico). Proiettando tale dato su base nazionale il mancato ricavo per le imprese è di circa 3,3 miliardi di euro relativo alla mancata realizzazione dei lavori su reti. Secondo questo studio, per risolvere la situazione sarebbero necessari investimenti pari a 45,7 miliardi di euro per i prossimi 20 anni. L’Italia inoltre, nel febbraio 2009, ha ricevuto un parere motivato dalla Commissione Europea “per la mancata conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane”(3), le cosiddette acque di scarico.
L’altra questione spinosa, per quel che riguarda la gestione dei servizi idrici in Italia, si presenta dopo l’approvazione, tramite l’ennesimo ricorso alla fiducia, del decreto Ronchi, il 19 novembre 2009. All’art. 15 si interviene in materia di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (non solo la gestione delle reti idriche), sottoponendoli alle regole della concorrenza e del profitto. L’approvazione del decreto ha suscitato dure reazioni da parte dell’opposizione, dei movimenti per l’acqua pubblica e di numerosi sindaci e regioni che hanno deciso di ricorrere alla Consulta per questioni di incostituzionalità, le proteste sono confluite nella manifestazione dello scorso sabato a Roma in difesa dell’acqua e della sua gestione pubblica, intanto ad aprile partirà la raccolta firme per la promozione di 3 quesiti referendari.
Come si può capire l’acqua è una delle questioni più complicate per il futuro dei Paesi Occidentali ma soprattutto per i Paesi Emergenti dove rischia davvero di diventare il “nuovo petrolio”, l’oro blu che tutti vorranno rivendicare.
1 http://www.worldwaterday2010.info/
2 http://www.un.org/documents/ga/res/47/a47r193.htm
Ringrazio Carlo per il contributo.
Pingback: Democrazia ad orologeria. - yourblog.it